mercoledì 1 marzo 2017

ORDINE E MUTILAZIONE di Elena Zuccaccia

Mi ritrovo tra le mani questo libretto (inteso come "piccolo nel formato"), Ordine e Mutilazione, di Elena Zuccaccia (Edizioni Pietre Vive) e subito alcuni aspetti mi colpiscono.

Anzitutto, il "pessimismo ironico" e la nostalgia con uno sguardo al futuro. Stilisticamente parlando, un connubio di cinismo ed ironia permea l'intera silloge, mentre i versi indagano atmosfere complesse, come il rapporto tra "sentimento" e "non-sentimento", dove per quest'ultimo intendo al contempo un sentimento che non c'è più, un sentimento che non c'è mai stato e un sentimento sconosciuto. Talvolta, la linea di demarcazione tra queste "essenze contermini" è assai labile.

L'aspetto introspettivo, che all'occhio di chi scrive è sempre presente in poesia - anche nella cosiddetta "poesia civile", per intenderci - è evidente, ma tale evidenza si innesta ad un circostante tendenzialmente binario; in certe fasi, sembra persino un circostante "a tre".

L'opera è squisitamente "concettuale"; va letta, per questo, tutta d'un fiato, senza che ciò ne pregiudichi, tuttavia, la scorrevolezza. Neppure i momenti di circolarità, i ritorni e i riferimenti "al prima" appesantiscono la lettura. Sembra, piuttosto, che tali momenti "fluttuino" come un ago che tesse una trama sapiente. La "fluttuazione", peraltro, è una tematica presente al punto da offrire il titolo di uno dei capitoli e della "poesia di epilogo".
Questo "fluttuare" viene enfatizzato ancor di più da un uso della punteggiatura non convenzionale: quelli che, normalmente, appaiono come "stacchi", più o meno incisivi, qui sono invece reali "sospensioni". Sospensioni nel "non esserci".

Prima di chiudere questa brevissima e personale "impressione di lettura", vorrei porre l'attenzione su quella che appare, ai miei occhi, come una delle immagini più poetiche dell'intera silloge: il parallelismo tra la parola "amore" (o, meglio, tra la pronuncia della parola "amore") e le quattro dita delle zampe posteriori di un gatto. Perché i gatti hanno questa peculiarità: l'avere nelle zampe posteriori un dito in meno rispetto alle anteriori. E associare questa insolita immagine di "mancanza" alla pronuncia di una parola o, come forse è meglio dire, alla mutezza di una parola, ad una parola mancante, è davvero un aspetto di grande forza poetica.

Arricchiscono l'opera delle illustrazioni di Pierpaolo Miccolis


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